In Made in Nirvana - Italiano ho descritto questo cartello che era a poca distanza dal paesino di Manali. Adesso, trantacinque anni dopo, ho trovato la fotografia. Qualcuno sa se c'e' ancora?
...Camminando in discesa Maria vide delle baracche. Erano le abitazioni dei tibetani probabilmente, con le stesse calendule arancioni appese alle finestre o sistemate davanti alle porte come a Mcleodganj. Più avanti la strada era fiancheggiata da enormi piante con le foglie a cinque punte a forma di stella, molto più alte di lei. Si fermò a toccarle: erano bellissime, lussureggianti. Le aveva già viste da qualche parte, ma non ricordava dove. Nel bosco dietro le alte piante le cime dei grandi abeti oscillavano pigramente con la brezza. C’era un grande cartello bianco con una scritta in nero. Si fermò a leggerlo. “Dipartimento forestale: La foresta è un organismo peculiare di illimitata bontà e benevolenza che non fa nessuna richiesta per la sua sussistenza, estende generosamente i prodotti dell’attività della sua vita, dà protezione a tutti gli esseri viventi, offrendo l’ombra anche all’uomo con l’accetta che la distrugge.” Firmato: Gautama Buddha.
Che sorpresa! Il Buddha, riportato dal dipartimento forestale. Rilesse il cartello più volte cercando di memorizzarlo. Che solennità e che sentimento in quelle parole. Nam-myoho-renghe-kyo rispose a mani giunte inchinandosi. Non c’era nessuno che potesse vederla e se anche ci fosse stato non si sarebbe stupito di quel saluto di rispetto e di unione. Entrò nel bosco accarezzando il tronco ruvido dei pini, calpestando con leggerezza il terreno fertile e morbido sotto i piedi, facendo amicizia con quella terra che la faceva sentire parte di sé, benvenuta. Era completamente sola. Si accucciò sotto un pino inalando l’aria attraverso le narici, gustando il profumo del muschio e della resina....
...Camminando in discesa Maria vide delle baracche. Erano le abitazioni dei tibetani probabilmente, con le stesse calendule arancioni appese alle finestre o sistemate davanti alle porte come a Mcleodganj. Più avanti la strada era fiancheggiata da enormi piante con le foglie a cinque punte a forma di stella, molto più alte di lei. Si fermò a toccarle: erano bellissime, lussureggianti. Le aveva già viste da qualche parte, ma non ricordava dove. Nel bosco dietro le alte piante le cime dei grandi abeti oscillavano pigramente con la brezza. C’era un grande cartello bianco con una scritta in nero. Si fermò a leggerlo. “Dipartimento forestale: La foresta è un organismo peculiare di illimitata bontà e benevolenza che non fa nessuna richiesta per la sua sussistenza, estende generosamente i prodotti dell’attività della sua vita, dà protezione a tutti gli esseri viventi, offrendo l’ombra anche all’uomo con l’accetta che la distrugge.” Firmato: Gautama Buddha.
Che sorpresa! Il Buddha, riportato dal dipartimento forestale. Rilesse il cartello più volte cercando di memorizzarlo. Che solennità e che sentimento in quelle parole. Nam-myoho-renghe-kyo rispose a mani giunte inchinandosi. Non c’era nessuno che potesse vederla e se anche ci fosse stato non si sarebbe stupito di quel saluto di rispetto e di unione. Entrò nel bosco accarezzando il tronco ruvido dei pini, calpestando con leggerezza il terreno fertile e morbido sotto i piedi, facendo amicizia con quella terra che la faceva sentire parte di sé, benvenuta. Era completamente sola. Si accucciò sotto un pino inalando l’aria attraverso le narici, gustando il profumo del muschio e della resina....